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Percorso: Home > Articoli per newsletters > Biblioteche Comunali Fiorentine > Primo piano > Una gaia apocalisse - Biblioteca Villa Bandini
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La città di Vienna è stata sempre un crogiolo di popoli e nazioni, ma anche un laboratorio privilegiato per le esperienze culturali più audaci: psicoanalisi e filosofia del linguaggio si incontrano a Vienna nel loro momento aurorale. Città universalista e intimista, un impero in cui il sole non tramontava mai, ma che nonostante tutto preservava con tenacia la sua identità locale: i viennesi erano cittadini dell’Impero, ma di rado lo furono del mondo. La città raggiunge il suo apogeo artistico e culturale poco prima dello sfacelo definitivo di quell’Impero asburgico che era riuscito a fare da collante tra le tante istanze e inestricabili contraddizioni confessionali, nazionali e perfino etniche della regione. La Vienna di quegli anni è, come aveva detto Karl Kraus, il laboratorio sperimentale della fine del mondo, metafora di una novella apocalisse e terreno fertile per l’odio razziale, che si frantuma in una policromia fantastica alla disperata ricerca di piaceri e di oblio.

Vienna è il mondo di ieri, come rievoca con garbata eleganza e malinconia Stefan Zweig nell’omonimo libro, una città avvolta come in bozzolo protettivo nell’ovattata atmosfera della sicurezza sociale, dalle certezze culturali e dall’aristocratica eleganza, profondamente legata ai suoi miti, dalla Sachertorte al valzer, dai cavalli lipizzani al vinello aspro servito nelle osterie delle colline.



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