La chiesa di San Donato in Polverosa, in via di Novoli
Nell’XI secolo i frati agostiniani, detti “polverosi” per il colore del loro saio, occuparono l’area, facendone un monastero. Nel 1187 la chiesa, che ancor oggi mantiene i tratti caratteristici dello stile romanico, fu consacrata dall’arcivescovo di Ravenna Gerardo, delegato del papa Clemente VII. Da qui, infatti, partì per la Prima Crociata di Pazzino de’Pazzi, al quale è legata la manifestazione pasquale fiorentina dello Scoppio del Carro. Secondo la tradizione, infatti, egli fu il primo a salire sulle mura di Gerusalemme e a innalzare lo stendardo di Firenze, meritandosi le tre schegge del Santo Sepolcro donategli da Goffredo di Buglione; dopo la liberazione della città santa, i crociati si riunirono e ad ognuno venne consegnato il fuoco sacro purificatore, che successivamente venne trasportato con il carro.
Nel 1239 il convento passò ai frati Umiliati, che vi portarono l’arte della lavorazione della lana, sfruttando la grande quantità di acqua a disposizione. Nel 1322 fu ceduto alle monache del monastero di Santa Maria Maddalena delle Convertite, che vi insediarono i Cistercensi. Le monache – sembra non senza qualche intoppo - rimasero fino al 1809, quando la soppressione francese colpì gli istituti religiosi e il complesso fu lasciata in stato di abbandono. Nel 1814 Nicola Demidoff acquistò il convento e ne fece una villa neoclassica. La chiesa, invece, fu riaperta al culto solo nel 1963.
Originariamente, il muro di cinta che circonda il complesso doveva farlo assomigliare a un castello fortificato. All’interno, l’unica navata è circondata da affreschi staccati del XIV-XV secolo, tra cui si ricorda l’Adorazione dei Magi di Cenni di Francesco di Ser Cenni. Il dipinto neogotico Pazzino de’Pazzi rende omaggio a San Donato (1880) è opera di Gaetano Bianchi.