L’oratorio fu sede di una Compagnia religiosa di cui ci sono rimasti i “Capitoli”, le carte normative della confraternita, databili al 1469. La struttura odierna dell’oratorio risale, però, al periodo tra il 1608 e il 1613, quando Bartolommeo Salvestrini dipinse le intere pareti con le vicende della vita di Gesù e si occupò anche della tavola dell’altare, anche se sembra che molto del lavoro fu svolto dalla sua scuola. I pannelli con i dipinti si alternano con delle grosse finte nicchie che racchiudono i dodici Apostoli. Quello che emerge da questo ciclo, che simula nella sua costituzione una galleria di arazzi, è la testimonianza di una Firenze ricca, che aveva appena portato a conclusione l’opera di assetto idrico iniziata da Cosimo I. Dopo la soppressione della Compagnia da parte del granduca Pietro Leopoldo di Asburgo Lorena, nel 1784, l’oratorio venne trascurato, finché nel 1973 la Soprintendenza iniziò un restauro generale, che ha permesso di recuperare gli affreschi. Anche la chiesa stessa custodisce due importanti opere d’arte: il Crocifisso del Giambologna e la Madonna in trono col bambino e santi attribuita al Maestro di Marradi. A Santa Maria a Novoli fu trasferita anche l’anta centrale del Trittico Carnesecchi, commissionata a Masolino per la chiesa di Santa Maria Maggiore, ma fu trafugata il 31 gennaio del 1923 e non è stata ancora ritrovata.
I locali dell’oratorio sono visitabili solo su prenotazione allo 055412744. Sarà possibile ammirare il ciclo di affreschi anche in occasione della mostra di arte contemporanea ospitata dall’oratorio dal 13 marzo al 3 aprile.