J. Cercas, L’impostore, Guanda, 2015
Tutti noi crediamo di aspirare unicamente alla verità, eppure non smettiamo mai di mentire: le menzogne sono più pacificatorie e rassicuranti e ci consentono in fondo di vivere una vita migliore e di sognare di essere un altro. Il libro di Javier Cercas ci consegna un ritratto di un uomo come tanti, che si è inventato la persona che avrebbe voluto essere e che ha cercato di scrollarsi di dosso la cappa grigia dell'anonimato.Enric Marco, segretario della CNT, il sindacato anarchico spagnolo, ha costruito la propria vita intorno a una menzogna colossale, fingendo di essere stato deportato in Germania durante la guerra e presiedendo persino un’associazione di ex-deportati, finché uno storico lo ha smascherato. Ma la letteratura non emette sentenze, ma si limita a restituire la complessità irrisolta di una persona dalla vita non facile, costretto a scendere a compromessi, mescolando grandi menzogne e piccole verità, nell'intento di adattare il passato e il presente alle proprie convenienze. Attraverso di lui, Cercas racconta un’appassionante storia della Spagna di ieri e di oggi e tocca uno dei problemi centrali della letteratura, la manipolazione della realtà, la menzogna.
J. Marías, Così ha inizio il male, Einaudi, 2015
Così inizia il male, dice Amleto alla regina dopo avere ucciso Polonio, e il peggio resta indietro. A ricordarcelo è Javier Marías, in questo bellissimo affresco della Spagna post-franchista, un romanzo sull’ambiguità morale e sull’impossibilità di fareuce sino in fondo sulle vicende della guerra civile, perché la verità certo esiste, da qualche parte e in qualche tempo, ma è come se noi in quel tempo e in quel luogo non potessimo e non volessimo mai entrarci. La vita è un fiume disseminato di enigmi,capricciosa e mutevole nel suo percorso: ambigui sono gli esseri umani e i rapporti tra loro, ambigui sono il passato e il futuro, ambigua la morale e la giustizia. Uno dei personaggi di questo romanzo, in particolare, incarna la vischiosità fangosa che tiene incollate menzogna e verità: un pediatra, ammirato per le sue generose cure ai figli di anarchici e antifranchisti in difficoltà, ma che in realtà si fa pagare in prestazioni sessuali imposte alle compagne degli oppositori, tenuti in pugno con il ricatto. Un libro cupo, sulla menzogna e il silenzio, sulla nebbia morale che avvolge tutti e dalla quale nessuno si salva.
E. Carrère, Il regno, Adelphi, 2015
Sorprende e ipnotizza l'ultimo romanzo di Carrère, appassionante come un romazo di appendice e sconvolgente come un’esperienza mistica. Non credente dichiarato, narcisista e dandy, Carrère abbandona la forma-romanzo per immergersi con disinvoltura nei testi di patristica e nei codici antichi, dando voce in particolare a S.Paolo e all’evangelista Luca. Ma quando non esistono fonti di riferimento, non resta che inventare: la finzione completa il lavoro d'inchiesta, perché ci sono tante cose che non sappiamo, tanti vuoti da riempire. Carrère, che negli anni 90 attraversò un periodo di crisi mistica che lo portò a un’intensa pratica religiosa, si compiace di spiattellarci i suoi dubbi, i suoi tormenti, le sue pulsioni più intime, per farne la materia stessa del suo racconto cristologico, e per fare rivivere davanti ai nostri occhi uomini ed eventi di quel I secolo dell’èra volgare “di quella piccola setta ebraica che sarebbe diventata il cristianesimo”. Un libro che, come è stato detto, è un miracolo.
A. Oz, Giuda, Feltrinelli, 2014
Un titolo fortemente evocativo, perché di tradimento tratta il romanzo. O meglio: sul tradimento s’interroga l’autore attraverso i suoi personaggi. In particolare Shemuel Asch, uno studente arruffato e goffo, impetuoso, perennemente e inutilmente di corsa, che accetta il lavoro offerto da una strana coppia di suocero e nuora: vitto, alloggio e un piccolo stipendio per far compagnia qualche ora al giorno a un vecchio e invalido. Lì Shemuel scoprirà una storia di lutti e tradimenti legati alla figure di Abrabanel, padre della donna, cacciato nel 1947 dal Comitato esecutivo sionista e dall'Agenzia Ebraica per essersi opposto a Ben Gurion e all’idea di uno stato ebraico. Un nuovo Giuda Iscariota che compie un tradimento verso il suo tempo: quale sarebbe stato il destino del cristianesimo senza il tradimento di Giuda e quale sarebbe stato il destino di Isreale senza l'espulsione di Abrabanel Amos Oz scrive una storia ambientata ieri che delinea i contorni labili e ambigui dell'esistenza umana, e arriva fino ad oggi, alla drammatica situazione di quel lembo di terra senza pace. Oz affonda la lama nel cuore dei problemi, ma non offre soluzioni, lancia tanti stimoli e allarga lo sguardo da diversi punti di vista.
L.Seiler, Kruso, Del Vecchio, 2015
Ed, un giovane studente di letteratura della ancora non riunificata Germania dell’Est, per vincere il dolore causatogli dalla perdita della fidanzata in un incidente, trova impiego come sbucciatore di cipolle in un albergo sull’isola baltica di Hiddensee, un covo per molti esseri alla deriva, stanchi delle menzogne imposte da un regime ormai al collasso che ha soffocato alla radice le aspirazioni alla libertà. Qui incontra il Kruso del titolo, figlio di un generale dell'armata sovietica e di un'acrobata, un novello Robinson Crusoe di cui Ed diventa il Venerdì, trasformando quel romitorio in un surreale e anarchicheggiante avamposto di tenace resistenza in cui si discutono i destini del mondo e si gioca a scacchi, che affronterà glieventi cruciali dell’89, la “svolta” che non mancherà di sconvolgere la vita tranquilla dell’isola. Il romanzo è anche una storia di iniziazione: nel finale sarà Ed ad accogliere l'eredità dell'amico scomparso e della sua inesausta ricerca di una verità fondante, ricomponendo la storia di un paese scomparso, assumendone il lutto e le speranze perdute.
D.Kehlmann, I fratelli Friedland, Feltrinelli, 2015
Tre fratelli, abbandonati dal padre, scrittore fallito, conducono una vita d’infelicità sotto il segno della menzogna. Martin è un prete che finge una fede che non ha mai avuto, Ivan è un consulente finanziario che ha tradito la fiducia dei suoi clienti perdendone i soldi, Eric dipinge quadri sotto falso nome per poterli vendere meglio. L’arte, la religione e l’economia sono messe sotto accusa, perché in esse la finzione assume una dimensione sociale. Una partita a scacchi fra la vita e il fato che costringe i personaggi a svelare la trama di inganni e ipocrisie in cui sono immersi. Il titolo originale del libro F. è l'iniziale che indica l'incapacità dei tre fratelli di vivere con autenticità le loro esistenze: il frodatore, il falsario e il privo di fede. Per non parlare della grande F, il fato: “Il caso è potente, e d'improvviso ti assegna un destino che non era mai stato il tuo, una specie di destino casuale”.
M. Sachs, Il sabba, Adelphi, 2011
Adelphi ha meritoriamente tirato fuori dall’oblio un libro ancora circondato da un forte odore di zolfo. Il Sabba è l’autobiografia di Maurice Sachs, ebreo parigino, nato nel 1906, un acrobatico giocoliere degli eccessi che ha vissuto tutte le vite possibili. Un libro modellato sull’esempio dei grandi moralisti francesi, di Stendhal e di Gide, per i quali l’unico peccato riconosciuto è quello dell’ipocrisia. Nel suo scandaloso testamento letterario, Sachs cercò di redimere il proprio nome macchiato con una caparbia ricerca della verità. Avventuriero senza freni, sperimenta tutto: vita dissoluta, tra furti e truffe, mercato nero, tradimenti, la possibilità di un’eccitazione continua. Giocare all’agente segreto gli si confà: ambienti ambigui, personaggi dubbi e doppi. È il suo mondo, nel quale può sfoderare tutta la sua indubbia capacità di seduzione. Fra bordelli omosessuali, conversioni religiose e temerari passaggi dal comunismo al collaborazionismo, Sachs concluderà la sua vita spericolata nel 1945 con una pallottola nella nuca piantatagli proprio dai suoi ex aguzzini.