Stibbert (9 novembre 1838-10 aprile 1906), rampollo di una facoltosa famiglia britannica, personifica al meglio il profondo legame tra Firenze e l’Inghilterra, un legame che ha rappresentato un motivo conduttore nella storia della nostra città fino ai nostri giorni (basta pensare alla figura di Lord Harold Acton e alla sua dimora a Villa
Stibbert esemplifica anche altri aspetti culturali che emergono prepotentemente nella seconda metà dell’800: la figura del collezionista-mercante d’arte e la passione per l’esotismo e per la multiculturalità. Il suo interesse si concentrò in particolare sui costumi e sulle armi, con una particolare predilezione per le armi e armature giapponesi dove mise insieme una delle collezioni più significative a livello mondiale. Fu attorno alla centralità di questi elementi che Stibbert progettò il suo museo dove una particolare attenzione venne dedicata all’allestimento scenografico, che oggi possiamo in particolare apprezzare nella meravigliosa Sala della Cavalcata con una sequenza di guerrieri a cavallo, sapientemente collocati, che crea un’atmosfera di grande suggestione. In realtà quello che ancora oggi possiamo ammirare sulla collina di Montughi si presenta come un museo completo che si arricchisce anche di dipinti, lavori di oreficeria, porcellane, costumi, tessuti, oggetti d'arredo e libri. Senza contare il giardino, anch’esso visitabile, che costituisce una parte integrante dell’allestimento grazie alla commistione tra originalità delle piante e le sofisticate strutture di sapore esoterico, certamente ispirate alla affiliazione massonica.
Non a caso a progettare il complesso nel 1859 fu Giuseppe Poggi, anch’egli massone, che appena sei anni più tardi avrebbe ricevuto l’incarico di disegnare il profilo urbanistico di ‘Firenze capitale del Regno d’Italia’.