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Percorso: Home > Articoli per newsletters > Quartiere4 > Memoria e Identita' > La Via degli Abati
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Bobbio, piccola cittadina racchiusa tra i Colli Piacentini, è il punto centrale della Via degli Abati, cammino che ruota attorno alla figura di san Colombano, un monaco irlandese del VII secolo che, al termine della sua “peregrinatio pro Domini” per tutta Europa, vi si stabilì e dove tuttora si conservano le spoglie mortali.
E’ un luogo carico di storia, ma anche di leggende.
Il Ponte Gobbo o del Diavolo, ad esempio, che a balzi incerti attraversa il fiume Trebbia,  pare debba quel suo profilo anarchico al demonio, che per la rabbia o per scherno verso i bobbiesi, volle quelle arcate irregolari, tanto diverse l’una dall’altra. Ma al centro del ponte campeggia un bassorilievo con la figura di un monaco che alza la mano destra in segno di pace: san Colombano.
È lui la chiave di lettura di Bobbio e della storia del ponte. Fu lui, secondo la leggenda,  che per costruirlo ingannò il diavolo. Si racconta, infatti, che il demonio offrisse al Santo il suo “aiuto” assicurandogli di costruire il ponte in una sola notte purché gli concedesse in cambio la prima anima mortale che lo avesse attraversato. Colombano accettò, ma fece passare per primo un cane e così beffò il demonio.
In realtà, al di là delle leggende, il Ponte Gobbo è  testimone di una città molto antica  che ha conosciuto nei secoli momenti di grande fama, tanto che alcuni studiosi sostengono che il ponte raffigurato alle spalle della Gioconda di Leonardo sia proprio quello di Bobbio. Nel quadro, infatti, si può vedere scritto tra le arcate il numero “72″,  che si riferirebbe al 1472, anno in cui il ponte fu distrutto da una devastante piena del Trebbia.
La nascita della città di Bobbio risale molto lontano nel tempo, al secolo VII, ai tempi dei Longobardi e dei Bizantini, quando nel 614 vi giunse Colombano.
A quell’epoca, Ebovium o Bobium, non era altro che un piccolo presidio sotto il controllo di Re Agilulfo, il sovrano longobardo che concesse all’irlandese di fondarvi un’abbazia, come ringraziamento per aver contribuito alla risoluzione dello Scisma tricapitolino, una divisione che, tra i secoli VI e VII, coinvolse alcuni dei principali vescovi dell’Italia settentrionale in disaccordo con il papato.
Da allora Bobbio cambiò radicalmente, trasformandosi in uno dei centri di maggiore importanza del mondo cristiano. La città divenne meta di pellegrinaggi e luogo di commerci per persone di ogni rango sociale e  di ogni parte d’ Europa.
Dopo la morte di san Colombano, si succedettero a capo della comunità monastica abati di grande spessore intellettuale e politico, sotto la cui guida crebbe la potenza economica e religiosa dell’abbazia. Gli abati di Bobbio ebbero più volte necessità di recarsi a Roma presso il papato per ottenere la convalida dei loro possedimenti, così come si recarono a Pavia, traslandovi le spoglie di San Colombano, per ottenere il pieno sostegno del re contro gli usurpatori dei loro beni.
A partire dal IX secolo, con la nascita di nuovi centri e di nuove vie di comunicazione, iniziò il progressivo declino dell’abbazia e da allora la città perse di importanza.
Di quel mondo lontano rimangono non solo opere d’arte, ponti, chiese e monasteri,  ma anche l’intreccio di sentieri che i monaci percorsero nei loro viaggi verso Roma e verso Pavia, ora riscoperti e riconosciuti con il nome di “Via degli Abati” .
La “Guida alla Via degli Abati”, appena pubblicata da Terre di Mezzo e scritta da tre pellegrini compostellani e romei, Luciano  Mazzucco, Niccolò Mazzucco e Guido Mori, conduce il pellegrino del terzo millennio sulle orme di san Colombano e dei suoi monaci, alla scoperta di un cammino molto antico che da Pavia porta a Pontremoli, passando per località ricche di storia e paesaggi di una bellezza tutta particolare.
Il tratto da Pavia a Bobbio si snoda lungo il percorso fatto dagli Abati nel 929 in occasione della traslazione delle spoglie di San Colombano.


Il tratto da Bobbio a Pontremoli ripropone il tracciato seguito dagli Abati per recarsi dal Papa a Roma.
Lasciata Pavia e attraversato il Po alla sua confluenza col Ticino, il cammino sale per le dolci colline dell’Oltrepo pavese, raggiunge Bobbio per il valico del pian Perduto, attraversa le valli piacentine dei fiumi Trebbia e Nure e giunge all’imponente Castello di Bardi in terra parmense. Il cammino prosegue  nella val Ceno e nella val Noveglia in direzione  val Taro, passa per la pieve di Gravago, ricalca il tracciato chiamato “Monasteri Regi” e infine arriva a Borgotaro. Dopo aver superato il passo del Borgallo,  entra in Lunigiana nella valle del Verde e termina a Pontremoli.
Da qui è possibile immettersi sulla Via Francigena e proseguire verso Roma.
L’intento che ha mosso gli autori nella realizzazione della guida è stato quello di far sì che, a distanza di secoli, i passi di nuovi pellegrini facciano risuonare quelli di chi li ha preceduti, in particolare quelli di San Colombano, e contribuiscano così a riportare in vita la memoria di un grande personaggio e della sua spiritualità.

Niccolò Mazzucco  Luciano Mazzucco Guido Mori